Pubblichiamo la storia che ci ha raccontato Silvia, agricoltrice biologica titolare dell’azienda agricola CASA.
“…Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discissioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.” (LS 39)
CASA è l’espressione della mia conversione ecologica, una “conversione a U” avvenuta nel 2015, anno in cui la mia vita professionale (sono laureata in agraria, con successivo master in agricoltura etico sociale e specializzazione in progettazione partecipata in area rurale periurbana) mi ha visto coinvolta nell’organizzazione a Roma della II Conferenza Internazionale Agriculture in An Urbanizing Society – Reconnecting Agriculture and Food Chains to Societal Needs.
Il 2015 era l’anno dell’Expo e delle sue molte incongruenze, e l’anno dell’Enciclica Laudato Si’. Partecipare ai lavori della Conferenza Internazionale, in cui pensatori (del calibro di Pierre Rabhi, per fare uno dei nomi coinvolti), ricercatori e pratiche provenienti da ogni parte del mondo si sono confrontati sui tanti aspetti legati alla riconnessione tra agricoltura, cibo e società moderna, ha acceso in me la curiosità di sperimentare se nuovi paradigmi produttivi, capaci di comprendere etica, sostenibilità , rispetto, fossero davvero possibili.
In quel periodo anche la mia vita personale e professionale presentava molteplici interrogativi: divenuta mamma per la prima volta nel 2009 ed avendo avuto l’ardire di replicare l’esperienza nel 2011, avevo a mie spese scoperto che l’Italia non è un paese per mamme, perdendo il lavoro precedente e trovandomi a conciliare in modo equilibristico famiglia e lavori flessibili privi di tutele. Ricadendo anagraficamente in quella che viene definita la “generazione X” ho poi scoperto di essere ritenuta per la finanza un “soggetto poco affidabile”, proprio a causa dell’aver raggiunto l’età lavorativa in un momento in cui il mercato del lavoro si stava ristrutturando verso l’attuale flessibilità . A questo si è aggiunta la diagnosi confermata da vari Rapporti Caritas, che in Italia l’ascensore sociale è rotto, per cui è inutile sperare di migliorare la propria posizione studiando, formandosi o impegnandosi, l’ascensore è rotto, stop.
Questo per dare un’idea del mio quadro personale quando, nel 2015, ho per la prima volta letto l’Enciclica LaudatoSi’, che è stata capace di darmi speranza e farmi ritrovare un senso:
– un senso all’essere madre di cuccioli d’uomo che hanno diritto a poter vivere in un Pianeta sano, e che hanno il dovere di comprendere e non ripetere gli errori fatti dalle generazioni precedenti;
– un senso alla formazione costata tanti sacrifici alla mia famiglia e anni e costanza a me;
– un senso alla vita professionale, fatta di reti, contatti, competenze che non poteva semplicemente essere “gettata alle ortiche” ma andava messa a frutto;
– un senso a tutta l’incertezza che fa parte della mia “generazione X”, una generazione a cui le certezze delle generazioni precedenti si sono letteralmente sgretolate sotto i piedi, mentre la fluiditĂ che, nel bene e nel male, ha accolto le generazioni successive ancora non si era compresa.
Grazie alla LaudatoSi’ ho trovato il coraggio per gettare il cuore oltre l’ostacolo e investire le mie risorse e competenze in un progetto. Mi sono detta, “le mie competenze e passioni sono legate all’agricoltura multifunzionale, l’ascensore sociale è rotto … vuol dire che mi fermerò al piano Terra”. E’ nata così CASA, un’azienda agricola che intende sperimentare se e come l’azienda agricola italiana media (una ditta individuale di circa 7ha) può davvero compiere una transizione verso un’agricoltura che sia sostenibile in termini ambientali, ma anche economici e sociali.
CASA è l’acronimo di Centro per l’Agricoltura Sociale e l’Agroecologia, ed a CASA studio, testo e divulgo pratiche agroecologiche e strategie di agricoltura sociale.
Avviare da zero un’impresa agricola non è semplice, ma la Provvidenza non ha finora mancato di aiutare questo folle progetto. Ultimoi incoraggiamenti a proseguire su questa strada sono stati i lavori avviati con l’Economy of Francesco e l’Enciclica Fratelli Tutti, a confermare la mission di CASA: non si può avere sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale ed economica (a CASA punto molto sull’economia circolare). In questo l’Agroecologia e l’Agricoltura Sociale sono ottimi maestri, entrambe si basano sulle RELAZIONI, insegnando che sono la base della vita sostenibile.
Il progetto di CASA è ad esempio stato possibile grazie alla comprensione e fiducia delle Suore Guanelliane Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, che mi hanno concesso in affitto i terreni su cui avviare l’azienda agricola, e all’appoggio dell’Associazione Terra d’Orto Onlus, con cui studiamo e mettiamo a punto strategie efficaci di agricoltura sociale. CASA inoltre agisce come azienda sperimentale di AiCARE – Agenzia Italiana per la Campagna e l’Agricoltura Responsabile e Etica, associazione che ho contribuito a fondare oltre dieci anni fa e che è parte della Rete CePEA, Rete dei Centri per l’Etica Ambientale, con cui abbiamo celebrato a CASA nel 2017 Il Tempo del Creato. Nessuno si salva da solo, ed è urgente prendersi cura della nostra Casa comune; fare rete e iniziare ad agire su progetti concreti è fondamentale!
Ad arricchire il percorso che ho raccontato è essere divenuta da maggio 2020 animatrice LaudatoSi’ ed aver incontrato lo splendido gruppo del Circolo LaudatoSi’ nelle Selve con cui approfondire la pratica dei temi dell’Enciclica.
Per il futuro vorrei mettere CASA a disposizione come centro in cui fare esperienza del Creato e del rapporto uomo-creato, nella preghiera, nella cura, nel rispetto e nella produzione di cibo sano.
(Silvia Paolini)